La siepe deve essere sempre verdissima, bella folta, resistente al caldo e al gelo e possibilmente anche a malattie e parassiti. Se poi magari fiorisce anche, facendo la felicità delle amiche api e farfalle – e un po’ anche la vostra profumando l’aria –, e se infine vi regala pure i fruttini colorati (con eventuale annesso birdwatching a spiare gli uccellini che si sfamano d’inverno), noi del vostro Centro di Giardinaggio preferito facciamo i salti di gioia per avervi consigliato proprio bene!
E allora eccovi 5 arbusti da siepe che, fra i tanti disponibili, rispondono proprio a queste caratteristiche d’eccellenza.
Eleagno, fioritura fuori stagione
Lui fiorisce quando tutti gli altri arbusti hanno già “stimbrato” il cartellino: da settembre a ottobre non c’è bisogno di vederlo per riconoscerlo… Basta seguire il soave profumo che si spande nell’aria e ascoltare l’intenso ronzio delle api goduriose a capofitto nei minuscoli (e un po’ insignificanti) fiorellini prodotti a centinaia da una singola pianta. Sarebbero già benefit sufficienti per decidere di piantare una siepe (o un esemplare, anche in vaso grande) di Elaeagnus ebbingei in giardino, ma questo arbusto giapponese dà ancora di più: le foglie coriacee persistenti sono verde bottiglia di sopra e argentate di sotto, risultando interessanti in ogni stagione, e ancora di più nelle varietà variegate di giallo o di crema. E i fruttini, drupe simili a piccole olive rosso-argento, piacciono tanto ai tordi.
Mettetelo al sole o mezz’ombra, dalla Sicilia alle Alpi (fino a –10 °C e decisamente meglio in pieno sole), anche al mare perché la salsedine non lo turba. Annaffiatelo bene nei primi 365 giorni dall’impianto, poi solo durante le estati torride e secche. Se necessario, potatelo in gennaio-febbraio, quando si sta riposando. Formerà una siepe fitta e poco penetrabile, immune da malattie fungine anche nelle primavere più piovose.
Fotinia, un incredibile rosso
La fotinia (Photinia x fraseri) è la Regina delle siepi, perché è ricca di virtù (un solo punto debole: va soggetta al colpo di fuoco batterico) che la rendono bellissima nelle 4 stagioni. In primavera, da metà marzo riprende a crescere con germogli e foglie nuove color rosso fuoco o porpora, uno spettacolo che dura fino all’inizio di giugno, ma che si può ricreare potandola a metà giugno per avere una nuova produzione arrossata, sebbene un po’ meno accesa. Poi a inizio maggio si riempie di fiori, minuscoli ma prodotti a migliaia, profumatissimi e – ça va sans dire – gettonatissimi da api e farfalle. Ad agosto i fruttini che ne derivano incominciano ad arrossarsi di scarlatto, persistendo fino a marzo in mezzo al fogliame color verde prato lucidissimo (ma ne esistono anche varietà a foglie screziate di rosa o arricciate). Cosa chiedere di più?
Per esempio la resistenza allo smog, al vento (meglio non salmastro), al freddo (fino a –8 °C), al caldo più torrido e alla siccità (trascorso un anno dall’impianto con generose annaffiature). Può essere coltivata anche in vaso e pure ad alberello eliminando i polloni e i rami inferiori: a inizio Novecento non si allevava in siepe, bensì sempre come piccolo albero.
Lauroceraso, il lucentissimo
La lucentezza del suo fogliame, ovato-lanceolato, grande, verde prato in primavera e verde bottiglia in controstagione, è imbattibile. Ma gli esemplari allevati a cespuglio o ad alberello, in marzo-aprile, regalano anche una meravigliosa fioritura, sempre di minuscoli fiorellini portati da infiorescenze a pannocchia eretta, visitatissimi dalle api richiamate dal sentore intenso che si spande nell’aria circostante. In siepe è difficile che accada, perché la potatura (di norma in aprile e settembre) compromette le gemme fiorali. D’altronde la resistenza del lauroceraso (Prunus laurocerasus) alle potature ripetute (tollera anche un terzo intervento in giugno) è proprio uno dei motivi che lo rendono un top per siepi. A proposito: sarebbe meglio potarlo con i forbicioni e non con la tosasiepi, perché non andrebbero tagliate a metà le foglie, sia per l’estetica (si seccano rapidamente) sia per non far entrare possibili parassiti fungini (attenzione all’oidio o mal bianco in primavera!) o batterici.
Per il resto tollera l’ombra e il sole, l’aria salmastra e il gelo (fino a –15 °C), il vento gelido, un po’ meno quello torrido (una doccetta breve alle 7-8 di mattina in piena estate è assai gradita).
Attenzione: le drupe, simili a olive nere, sono velenose.
Laurotino e viburni, fiori e fruttini
Tra la fine di febbraio e quella di aprile diventa una striscia bianco-rosata grazie ai piccoli fiori riuniti in corimbi, tenuemente odorosi e apprezzati da api, farfalle e pronubi vari. Ma il laurotino o lentaggine (Viburnum tinus) non termina qui: da agosto al marzo successivo vi terranno compagnia le minuscole bacche color blu metallizzato, gradite dai merli. Il tutto su un fogliame persistente color verde scuro, ma verde pisello nella crescita primaverile, e variegato di crema o di giallo in alcune varietà. È anche una pianta “educata”, perché sporca veramente poco grazie al ricambio fogliare lento, per cui non capita mai di dover spazzare chili di foglie cadute in primavera. Sta bene al sole o all’ombra, al mare (non a due passi dalla riva) e in montagna, nell’inquinamento e nel vento, sempre irrigato per il primo anno dall’impianto, e tollera le potature (in gennaio, perdendo frutti e buona parte dei fiori) sebbene poco necessarie vista la crescita lenta.
Per chi desiderasse invece una siepe “scarmigliata” ci sono altri viburni, come il pallon di maggio (Viburnum opulus), V. carlesii, V. lantana, V. plicatum: offrono tutti una fioritura strepitosa, nei toni della neve o della crema, sopportano il caldo e il gelo, ma sono caducifogli. Invece V. rhytidophyllum (a fioritura invernale) e V. davidii sono sempreverdi, adatti anche come punto focale. Tutti regalano anche i frutti, tossici per noi ma appetiti dagli uccellini.
Ligustri, profumo freschissimo
Ha il profumo più fresco e “maschile” di tutti: il Ligustrum ovalifolium si sente a metri di distanza durante l’abbondantissima fioritura candida che richiama sciami di api e farfalle dalla metà di aprile a quella di maggio. Il bis viene offerto poi alla metà di giugno da Ligustrum lucidum. Entrambi poi, se non potati, donano da agosto in poi ombrelle di bacche minuscole di colore viola scurissimo-nero, sul primo piluccate dai merli e sul secondo da piccioni e tortore (attenzione: per gli umani e gli animali domestici sono tossiche).
Sono forse gli arbusti più inossidabili: reggono temperature desertiche o gelate, neve e aria salmastra, siccità e inondazioni, le potature più severe e ripetute, il sole e l’ombra, lo smog cittadino o industriale, respingendo l’attacco dei parassiti animali (tranne l’oziorrinco) e fungini. L. lucidum può essere allevato anche ad alberetto, grazioso e mai invadente, levando con costanza i polloni basali.