Le piante non amano i cambiamenti. Il cambio di ambiente – da vaso a piena terra, da vaso più piccolo a vaso più grande –, con conseguente cambio di esposizione, aggiunta di nuovo terriccio, eventuali danneggiamenti alle radici, al colletto o al fogliame durante il maneggiamento ecc. – dando per scontato che il trapianto (o rinvaso) sia stato effettuato a regola d’arte – determina sempre uno stato di stress nell’esemplare. Lo stress dovuto a cause ambientali va sotto il nome di “fisiopatia”, ossia sofferenza fisiologica scatenata dall’ambiente, e dipende in parte dalle mosse di chi effettua l’impianto o il rinvaso.
Quando fare i nuovi impianti
Tutte le piante, prima o poi, hanno bisogno di un trapianto o di un rinvaso. In particolare, i trapianti da vaso a piena terra (o da radice nuda a giardino) vanno eseguiti ora, in febbraio, laddove la terra non è gelata: un tempo si consigliava la primavera da marzo a maggio come epoca adatta ai nuovi impianti, ma adesso, con il cambiamento climatico che anticipa la calura estiva ad aprile e riduce le piogge, è senz’altro meglio anticipare la messa a dimora (ancora meglio sarebbe piantare in ottobre-novembre!).
Per il rinvaso, invece, la primavera rimane ancora la stagione migliore, perché le piante d’appartamento o da terrazzo sono sotto stretto controllo quotidiano e si può intervenire facilmente per prevenire o mitigare gli stati di sofferenza dei vegetali.
Le piante più sensibili
Lo stress da trapianto può colpire indistintamente tutte le piante che, più o meno, sono sempre esposte a questo tipo di stress. Sono più sensibili le piante erbacee (soprattutto le annuali da fiore) e quelle appena germogliate, tutte le piante da orto, le specie legnose di ogni età se spostate dal vaso alla piena terra e quelle legnose adulte o anziane o di grandi dimensioni che vengono espiantate e ripiantate.
Alcune specie, in particolare, non amano i trapianti e ne soffrono più delle altre: è il caso di aceri giapponesi, edera, peonie, papaveri, carote, sedano, ravanelli, fagioli e fagiolini, banano di montagna (Asimina triloba), avocado ecc. Significa che con loro bisogna procedere “con i guanti bianchi” e “con mille occhi”.
I sintomi dello stress da trapianto
Una “sana sofferenza” si manifesta nelle prime due settimane seguenti al trapianto con un arresto della crescita e dell’emissione di nuove foglie, germogli e fiori: l’esemplare rimane “fermo”. Trascorso questo periodo però, se la pianta è sana e sta bene, riprende a crescere e fiorire con più vigore di prima.
Nelle annuali da fiore rinvasate e nelle piantine da orto si nota un appassimento che dura in genere da 3 giorni a una settimana. Dopodiché le piante devono riprendere il naturale turgore e incominciare a crescere o fiorire.
Infatti, se il trapianto viene eseguito correttamente e nel momento migliore (attualmente, come già detto, la primavera per i rinvasi, e l’autunno e le giornate meno rigide dell’inverno per la messa a dimora in piena terra), lo stress è transitorio e non causa danni.
In caso contrario può continuare la stasi di crescita, seguita anche da un appassimento prolungato e da un deperimento: la causa va ricercata in qualche errore nell’esecuzione del trapianto. I più frequenti: troppo poca acqua dopo l’operazione (soprattutto per le piante da orto) e la posizione in pieno sole (vale per le annuali da fiore). Ma costituisce un problema anche la manipolazione del pane di terra (mai ledere la zolla perché si danneggiano le radici), compreso il raschiamento del terriccio in superficie nel caso di soggetti coltivati in grandi vasi che non si possono ingrandire ulteriormente.
Come ridurre lo stress da trapianto
Quindi, per ridurre al minimo lo stress da trapianto o da rinvaso bisogna compiere questo genere di operazioni nel periodo più adatto, su piante sane, eseguendole in maniera corretta. Manipolare il meno possibile la pianta, evitare di tirarla per estrarla dal vaso, mantenere il più possibile integro il pane di terra. Posizionare l’esemplare nelle condizioni più adatte, con il giusto drenaggio, annaffiare in abbondanza dopo e tenere se possibile gli esemplari rinvasati o trapiantati all’ombra per una settimana.
Avreste la tentazione di concimare subito le piante spostate? Non fatelo! Aggiungereste stress (“devi crescere velocemente”) a stress (del “trasloco”). Però potete incorporare al terriccio del rinvaso o trapianto un prodotto a base di micorrize (che trovate nel vostro Centro Giardinaggio), utilissimo per migliorare subito l’assorbimento di acqua e minerali da parte delle radici. E poi, dopo 2 settimane somministrate per un mese un prodotto biostimolante (anche questo in vendita nei Centri di Giardinaggio): è un integratore che aumenta la vitalità delle piante rinvigorendole e stimolandole a crescere. A un mese dal rinvaso o trapianto potrete cominciare la concimazione normale con un fertilizzante specifico.