È un grande classico, irrinunciabile sui davanzali, i balconi, i terrazzi e nei giardini: il ciclamino è un esempio di “poca spesa, tanta resa”. Costa poco, si trova in decine di colori diversi, può avere foglie dai disegni straordinari, ha taglie differenti che accontentano ogni esigenza di spazio, e soprattutto è facile da mantenere e la sua fioritura dura ininterrotta da settembre fino a marzo: più resa di così!
E da alcuni anni è diventato anche “benefico”: anche quest’anno, infatti, nei Centri di Giardinaggio aderenti ad AICG-Associazione Italiana Centri Giardinaggio, si potranno acquistare i Ciclamini AIRC-Associazione Italiana Ricerca sul Cancro contrassegnati dal marchio Nastro Rosa AIRC. Per tutto il mese di ottobre e per ogni vaso di ciclamino di colore rosa venduto, i Centri Giardinaggio aderenti devolveranno 1 euro a sostegno della ricerca contro il cancro al seno dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, per finanziare una borsa di studio per giovani ricercatori impegnati in progetti per sconfiggere i tumori mammari.
Per l’esterno, con attenzione
Gli esemplari più comuni sono i mini (vaso da 8-10 cm di diametro) e i midi (vaso da 14-16): sono quelli più facili in assoluto da mantenere in perfetta forma sino alla primavera. I nani o miniatura (vaso da 4-6 cm), deliziosi, richiedono però molta attenzione nel non fare mai mancare l’acqua, senza tuttavia provocare ristagni; i maxi (vaso da 20 cm), molto scenografici, patiscono di più le basse temperature: già a 2 °C possono rischiare la lessatura dei gambi.
Perché – ricordiamolo – tutti i ciclamini sono piante da esterni, a meno di non disporre di una stanza a 12 °C, che sarebbe la temperatura ideale: un pianerottolo, una veranda fredda, l’intercapedine fra i doppi vetri di una finestra purché rivolta a nord o ovest, un ripostiglio luminoso ma senza riscaldamento… In mancanza di questi contesti, la piantina deve stare fuori, sul davanzale, sul balcone, sul terrazzo o in giardino in vaso o in piena terra (solo da Firenze in giù). In settembre e ottobre, da Sud a Nord, deve stare all’ombra; da novembre a febbraio va al sole; in marzo deve tornare all’ombra: ha bisogno di molta luce, ma il sole è nocivo quando è caldo, provoca un appassimento da calore che non viene risolto annaffiando, ma solo al tramonto.
Da novembre a febbraio, poi, occhio alle previsioni meteo: se per la notte o l’intera giornata seguente si prevede una minima sotto 2 °C, bisogna tenere pronti i teli di tessuto non tessuto per avvolgerlo se si resta attorno a 0 °C; altrimenti si sposta il vaso in casa contro la portafinestra o sul pianerottolo rimettendolo fuori appena la temperatura torna sopra 2 °C.
Acqua e concime
Dato che il tubero marcisce facilmente, non si può mai annaffiare direttamente il terriccio: va tastato e, quando tende ad asciugarsi, si somministra nel sottovaso abbondante acqua meglio se priva di calcare. Dopo un quarto d’ora, si svuota il sottovaso (nell’annaffiatoio) e si lascia sgocciolare il vaso per 5 minuti. Nel sottovaso in settembre e ottobre va messo uno strato di argilla espansa o ghiaia che, trattenendo una minima quantità d’acqua, garantisce l’umidità ambientale necessaria all’intera pianta, che non tollera invece le nebulizzazioni; va poi tolto da novembre. Vale sempre la regola aurea di non lasciar mai asciugare completamente il terriccio, e al tempo stesso di non inzupparlo mai.
Per ottenere 6 mesi di fiori bisogna anche concimare ogni 15 giorni con un prodotto liquido per piante da fiore nell’acqua d’annaffiatura.
Le cure di routine
Un certo ricambio del fogliame che ingiallisce e si secca è fisiologico, come pure l'avvizzimento dei fiori dopo la fioritura. Foglie e fiori ammalorati si strappano afferrando il gambo il più vicino possibile alla base vicino al tubero e ruotandolo finché si stacca dal punto di distacco naturale, la cui cicatrice guarisce spontaneamente in tempi rapidi. Se viceversa rimangono sul tubero, o se rimane un pezzo di gambo, facilmente marciscono fino talvolta a contaminare il tubero stesso. Infine si possono pulire mensilmente le foglie con un pennello asciutto e morbido, senza impiegare il lucidafoglie, che sul ciclamino causa antiestetiche macchie brune.