Usare il tosaerba a viso scoperto, tagliare la siepe a mani nude, maneggiare i terricci con le mani molto screpolate, raccogliere rose in giardino vestite con la gonnellona stile hippy. Cos’hanno in comune tutte queste situazioni, apparentemente diversissime fra loro? L’assoluta mancanza di sicurezza o, se preferite, il rischio che possa accadare qualcosa di brutto.
Ci si augura non capiti mai, ma perché non succeda veramente, bisogna impegnarsi a eliminare tutte le condizioni di pericolo insite nel giardinaggio. In certi casi si tratta di applicare elementari precetti dettati dal buon senso; in altri invece è necessario documentarsi e conoscere i potenziali rischi.
Qui le basi di prevenzione, relative all’abbigliamento e al maneggiamento della terra.
Abbigliamento sensato
Sono indispensabili innanzitutto i guanti da lavoro, per evitare ferite, spine e schegge, ma anche i calli alle mani se dovete zappare o vangare il suolo. Memo: la terra può trasmettere le spore del tetano attraverso i graffi; lo stesso possono fare anche le spine delle rose e i rami spezzati ferendovi; ulteriori buoni motivi per indossare i guanti, scomodi ma necessari. E se proprio non volete usarli, tenete nel marsupio da lavoro un flacone di disinfettante!
Un paio di scarponcini robusti o di stivali con suola antiscivolo consente di muoversi in sicurezza; i calzettoni alti o – meglio – un paio di jeans lunghi proteggono da rametti acuminati e ortiche; le maniche lunghe salvano le braccia dalle abrasioni e dalle scottature; un cappello a tesa larga evita il colpo di sole se lavorate attorno al mezzogiorno estivo (e una buona crema solare evita scottature sulle parti del corpo scoperte).
Sconsigliati, sempre, gli abiti larghi o con parti pendenti: si possono impigliare, nel migliore dei casi strappandosi, nel peggiore coinvolgendo parti del corpo in un contatto con oggetti pericolosi (es. ingranaggi a motore).
La tuta da lavoro (meglio quella in cotone, più salubre di quella in goretex, di uso professionale) serve quando maneggiate attrezzi a motore che, oltre a sporcare, possono scagliare residui in giro; per lo stesso motivo gli occhiali protettivi da lavoro sono assolutamente consigliabili, anche durante la miscelazione di prodotti chimici o l’impiego di segacci e potatoi (i frammenti di legno possono venire scagliati con traiettorie imprevedibili).
Terra: amica, ma con buonsenso
Chi maneggia abitualmente il terriccio, che sia del giardino o dei sacchi per trapianto, anche se usa abitualmente i guanti deve essere protetto contro il tetano. Quest’infezione, mortale se non riconosciuta e curata in tempo, è causata da un batterio, Clostridium tetani, il cui habitat ideale è proprio il terreno (dimenticatevi del vecchio allarme sugli oggetti arrugginiti: anch’essi, per veicolare il microrganismo, devono aver soggiornato in terra…). Il clostridio penetra facilmente attraverso le ferite, anche piccole come i graffi o i buchi da spine, che frequentemente il giardiniere si procura sulle mani e le braccia.
Proteggersi è facile: basta effettuare la vaccinazione antitetanica, da compiere in tre tappe la prima volta (un’iniezione iniziale cui segue dopo un mese la seconda e dopo sei mesi la terza, che assicura una difesa totale) e da richiamare ogni sette-dieci anni, a seconda del tipo di vaccino utilizzato.
Se invece non siete vaccinati o sono scaduti i 10 anni, il rischio è in agguato: se l’indomani da un graffio venuto a contatto con terra, la parte si gonfia (nonostante la disinfezione, che deve essere sempre effettuata con cura), i muscoli sono indolenziti e compare una leggera febbre, recatevi immediatamente al pronto soccorso. Vi inietteranno il siero antitetanico, che però scongiura l’infezione solo per il breve lasso di un mese, non per anni.
Va da sé, poi, che con le mani sporche di terra non si mangia né si fuma: la materia può contenere uova quiescenti di parassiti (come la tenia), in trepidante attesa di un mammifero nel quale svilupparsi nocivamente…
Infine, i sacchetti di terra e i vasi pieni si sollevano piegandosi sulle ginocchia (e non piegando la schiena): eviterete il classico “colpo della strega”!