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Ortensie rampicanti: che spettacolo!

4 settembre 2024, Florarici

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Vi piacerebbe guardare le ricche infiorescenze delle ortensie non dall’alto al basso nell’aiuola o nel vaso, bensì alzando voi il naso all’insù, spaziando con gli occhi verso l’alto, ammirando una distesa di grosse pannocchie bianche? Fantasia? Assolutamente no: basta che scegliate un’ortensia rampicante, anziché la classica ortensia a grandi fiori rosa o azzurri (Hydrangea macrophylla). Andate nel vostro Centro di Giardinaggio a conoscere le due specie rampicanti: Hydrangea petiolaris e Schyzophragma hydrangeoides sono belle anche per il fogliame particolare!

 

Differenze fra le due ortensie

Serve innanzitutto un supporto (traliccio, muro, gazebo, recinzione, cancellata, pilastro ecc. sul quale indirizzare i tralci che si attaccano poi da soli grazie alle radici avventizie (attenzione: non lesionano murature e supporti, perché semplicemente si appiccicano “a ventosa”).

Dopodiché la scelta dell’una o dell’altra specie dipende dall’ambiente a disposizione: se il sostegno è alto fino a 2 m ed è all’ombra, meglio H. petiolaris; se invece è magari una parete o una recinzione, anche parzialmente soleggiata (di mattina o di sera), allora puntata su S. hydrangeoides che si allunga anche oltre i 10 m lasciando pendere nel vuoto le grosse infiorescenze. Queste sono “lacecap” (“cuffie di pizzo”) fino a 10 cm di diametro color bianco crema portate su un fogliame lobato.

In H. petiolaris invece le foglie sono laceolato-cuoriformi, più simili all’ortensia macrofilla, mentre le infiorescenze lacecap si distendono per 8,5 cm.

Per entrambe la fioritura avviene tra fine maggio e fine luglio, ma anche dopo l’appassimento le pannocchie (soprattutto quelle di S. hydrangeoides) mantengono un certo fascino un po’ fanée, tanto da poterle raccogliere (con una scala sicura!) e utilizzare per decorazioni secche…

 

Ortensie rampicanti facilissime da coltivare

La coltivazione di entrambe le specie è veramente elementare. Dell’esposizione abbiamo già parlato. Ideali per climi freschi o freddi, soffrono nelle zone marittime e nel Sud Italia più caldo, mentre sopportano temperature fino a –15 °C. Desiderano un terreno fresco, fertile e profondo, tendenzialmente umido ma ben drenato, in cui vanno piantate in autunno (a fine mese si apre il periodo propizio all’attecchimento) a distanza di almeno 2 m da altre piante la petiolaris e di almeno 4 m la Schizophragma.

Per tutto il primo anno dall’impianto vanno irrigate con costanza e abbondanza, in seguito servono irrigazioni di soccorso se non piove per più 4-5 giorni in estate e di 3 settimane in inverno. Concimatele in marzo e in settembre con stallatico secco oppure un buon concime granulare per ortensie.

Non necessitano di potature, se non per contenerne le dimensioni: nel caso, si effettuano in febbraio, eliminando anche i fiori secchi. Potete riprodurle in agosto-settembre per talea di tralci dell’anno che non hanno fiorito, oppure per propaggine interrando una porzione di tralcio in maggio.

In ambienti troppo umidi e ombrosi si può instaurare l’oidio o mal bianco, da combattere attraverso potature di sfoltimento del fogliame e dei rami e con irrorazioni di polvere di roccia (zeolite, caolino) o carbonato di sodio o sapone molle.

In vaso potete tenere solo la petiolaris, più contenuta per dimensioni: il contenitore deve avere diametro minimo di 40 cm per una pianta alta 50 cm, e dovete rinvasare ogni anno in due misure in più fino alla massima sostenibile. Utilizzate una miscela di ottimo terriccio universale e torba in parti uguali, con buon drenaggio di argilla espansa sul fondo. Occhio all’irrigazione in primavera-estate: deve essere abbondante e frequente per sempre, mentre anche d’inverno è gradita un’annaffiatura ogni 15-20 giorni se non piove abbastanza.

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